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Scultura in omaggio dell'amica Idolina Landolfi |
Idolina Landolfi (Roma 1958 – Firenze 2008) è stata una scrittrice, traduttrice e critica letteraria, figlia dello scrittore Tommaso Landolfi e principale curatrice delle sue opere. Nel 1996 ha fondato il Centro Studi Landolfiani. Ha collaborato alle pagine culturali del quotidiano Il Giornale.
Per ricordarla – con le parole di alcuni suoi amici:
"Ho
conosciuto poche persone che univano cultura e semplicità con tanta
armonia. Idolina era una donna di una bellezza avvolta da una malinconia
sorridente. Spiritosa, solare, sdrammatizzante." (Ruggero Cappuccio)
"Una donna severa, piccola e bruna, sottile, intransigente. Ricordo le sue stanze d'albergo, perché mai mi fece vedere una sua casa... Mai
vista la sua casa di Roma a via della Scala, a Trastevere. Mai vista la
sua casa in affitto a Montespertoli, nei pressi di Firenze. So che
aveva dei vicini gentili, ma coi quali cercava in tutti i modi di non
avere a che fare. Vista, invece, da me e da tutta la mia famiglia, la
sua casa avita affascinante e decadente a Pico. Le stanze
d'albergo erano quelle dell'Albergo Italia di Salerno, dove lei viveva
per interi periodi, quando organizzava lì il Festival di Poesia a
Vietri sul Mare, a Villa Guariglia. Lì portava con sé il gatto
preferito, grande, maschio e nero, che le teneva compagnia. [...] Era strana, complicata, gelosa e generosa, possessiva. Preferiva ascoltare più che parlare, le sue sentenze erano acute e lapidarie. Ne cito solo una: Il plebeo schiaccia." (Annalisa Alleva)
"Per
lei la letteratura era uno splendido, algido, esigentissimo
controuniverso. Nei suoi racconti ci sono storie di vecchie case e di
fantasmi, di animali amici, di relazioni pericolose, di legami familiari
come catene, di amori falliti o mai vissuti (in Scemo d'amore
la protagonista di un racconto è una specie di Circe che ha trasformato i
suoi amanti in gatti). Ogni racconto, ogni dettaglio autobiografico
rappresenta la tessera di un romanzo di formazione andato in frantumi,
che attraverso la magia incantatoria di moltissime storie fantastiche,
mescolate a memorie crudeli e a improbabili sogni d'amore, ricostruisce
l'identità sfuggente di una figura di donna che decide di chiudersi nel
proprio assoluto narcisistico come in un convento." (Ernestina
Pellegrini)
"Lei, la Minor,
finissima conoscitrice della poesia francese, ma anche di quei
crepuscolari (Sergio Corazzini) che aveva chiosato con somma sapienza.
Bellissima, occhi che sovrastavano un corpo piccolo, minor
appunto, ma proporzionatissimo, e che sapevano magnetizzare. Per lei
avrei perso la testa, fossi stato meno monogamo e più giovane. Idolina,
con la sua Panda verdolina, Assurdina, come la Mangano nell'episodio di Le streghe
di Pasolini con Totò. Adesso che ci penso assomigliava proprio
tantissimo alla Silvana in De Laurentis: innata eleganza, voce
ultraterrena, troppo fragile per stare in questa pesantezza. Ricordo non
voleva essere fotografata, anche quando andammo a Pontassieve a trovare
Alessandro Benvenuti insieme con i Rapsodi, Luca Bombardieri e Tommaso Pippucci, i suoi pupilli." (Fabio Norcini)
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