Idolina Landolfi scrittrice

Scultura in omaggio dell'amica Idolina Landolfi

Idolina Landolfi (Roma 1958Firenze 2008) è stata una scrittrice, traduttrice e critica letteraria, figlia dello scrittore Tommaso Landolfi e principale curatrice delle sue opere. Nel 1996 ha fondato il Centro Studi Landolfiani. Ha collaborato alle pagine culturali del quotidiano Il Giornale.

Per ricordarla – con le parole di alcuni suoi amici:

"Ho conosciuto poche persone che univano cultura e semplicità con tanta armonia. Idolina era una donna di una bellezza avvolta da una malinconia sorridente. Spiritosa, solare, sdrammatizzante." (Ruggero Cappuccio)

"Una donna severa, piccola e bruna, sottile, intransigente. Ricordo le sue stanze d'albergo, perché mai mi fece vedere una sua casa... Mai vista la sua casa di Roma a via della Scala, a Trastevere. Mai vista la sua casa in affitto a Montespertoli, nei pressi di Firenze. So che aveva dei vicini gentili, ma coi quali cercava in tutti i modi di non avere a che fare. Vista, invece, da me e da tutta la mia famiglia, la sua casa avita affascinante e decadente a Pico.  Le stanze d'albergo erano quelle dell'Albergo Italia di Salerno, dove lei viveva per interi periodi, quando organizzava lì il Festival di Poesia a Vietri sul Mare, a Villa Guariglia. Lì portava con sé il gatto preferito, grande, maschio e nero, che le teneva compagnia. [...] Era strana, complicata, gelosa e generosa, possessiva. Preferiva ascoltare più che parlare, le sue sentenze erano acute e lapidarie. Ne cito solo una: Il plebeo schiaccia." (Annalisa Alleva)
"Per lei la letteratura era uno splendido, algido, esigentissimo controuniverso. Nei suoi racconti ci sono storie di vecchie case e di fantasmi, di animali amici, di relazioni pericolose, di legami familiari come catene, di amori falliti o mai vissuti (in Scemo d'amore la protagonista di un racconto è una specie di Circe che ha trasformato i suoi amanti in gatti). Ogni racconto, ogni dettaglio autobiografico rappresenta la tessera di un romanzo di formazione andato in frantumi, che attraverso la magia incantatoria di moltissime storie fantastiche, mescolate a memorie crudeli e a improbabili sogni d'amore, ricostruisce l'identità sfuggente di una figura di donna che decide di chiudersi nel proprio assoluto narcisistico come in un convento." (Ernestina Pellegrini)
"Lei, la Minor, finissima conoscitrice della poesia francese, ma anche di quei crepuscolari (Sergio Corazzini) che aveva chiosato con somma sapienza. Bellissima, occhi che sovrastavano un corpo piccolo, minor appunto, ma proporzionatissimo, e che sapevano magnetizzare. Per lei avrei perso la testa, fossi stato meno monogamo e più giovane. Idolina, con la sua Panda verdolina, Assurdina, come la Mangano nell'episodio di Le streghe di Pasolini con Totò. Adesso che ci penso assomigliava proprio tantissimo alla Silvana in De Laurentis: innata eleganza, voce ultraterrena, troppo fragile per stare in questa pesantezza. Ricordo non voleva essere fotografata, anche quando andammo a Pontassieve a trovare Alessandro Benvenuti insieme con i Rapsodi, Luca Bombardieri e Tommaso Pippucci, i suoi pupilli." (Fabio Norcini)



La Bottega del centro storico

La Bottega che Luciana Spinillo ha allestito nello storico rione delle Fornelle di Salerno è uno spazio di lavoro e di comunicazione aperto, anche simbolicamente, su vecchie vie operose di argilla e ceramica. Lo spazio fisico della Bottega si compone di locali adibiti a "fabbrica", a sala espositiva e a scuola per persone desiderose di apprendere l'arte ceramica dalla fonte diretta di insegnanti locali e forestieri; il fine è di contribuire a stimolare la conoscenza della ceramica antica e moderna per poterla, magari, ripensare. Nella bottega vengono riprodotte lastre in argilla con impressione, incisioni e intaglio, e lavorate piastrelle per aggiunta, cioè con il solo uso dell'argilla appoggiata e pressata. Ma ciò che maggiormente si cerca è l'invenzione di forme tridimensionali: modellati di figure umane e costruzione di oggetti, elementi di arredo, vasi e orci, lastre, pannelli e piastrelle; sculture a volume in liberi linguaggi geometrici. La produzione si arricchisce di oggetti ceramici in terracotta nuda, o smaltata e decorata a mano; di oggetti preparati ad ingobbo (tecnica consistente nel ricoprire gli oggetti crudi con strati di argilla liquida colorata che li rende opachi e ruvidi rispetto allo smalto); oppure prodotti con l'orientale tecnica raku, in cui, contrariamente al metodo ceramico classico, l'oggetto è estratto ancora incandescente dal fuoco vestendosi così, nell'aria, di decorativi stupefacenti riflessi.



Discenti all'opera

Lo zio pittore padre Angelico Spinillo o.p.

Angelico Spinillo (Sant’Arsenio, 1909 -  Firenze,  1986). Religioso domenicano, pittore, giornalista e critico d’arte. Giovanissimo si trasferì a Firenze per essere accolto nell'ordine domenicano. Terminati gli studi classici a San Miniato e a San Domenico di Fiesole e dopo aver frequentato il corso di filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote. Incline alle arti figurative, si cimentò fin da subito con le grandi tavole e con l'affresco murale, tanto da divenirne esperto. Per questa sua inclinazione e per l'indissolubile legame alla sua missione apostolica, egli volle assumere il nome di Angelico. Il suo riferimento al Beato Angelico è stato estremamente personale: infatti la sua vita da domenicano la trascorse quasi per intero nel Convento di San Marco in Firenze, vivendo nei luoghi dove visse ed operò fra' Giovanni da Fiesole, finanche utilizzando lo stesso studio del grande Beato pittore. Discepolo di Baccio Maria Bacci, Angelico ha preferito essere un paesaggista. Pittore tra i frati, frate tra i pittori, è stato a contatto con i più grandi artisti del tempo, meritando la stima e l’amicizia di grandi personaggi della cultura italiana della levatura di Annigoni, Guttuso, Rosai, La Pira, Paloscia, Bargellini, Berti, Dupré, Zeffirelli e altri. È stato, oltre che pittore, anche giornalista e critico d’arte de “L’Avvenire”, collaboratore dell’Istituto Geografico Militare, Presidente della Società delle Belle Arti "Casa di Dante" e fondatore del Centro Culturale di Arte Moderna. La sua fama è ancora oggi legata all’infaticabile attività di divulgatore della cultura figurativa e alle mostre da lui allestite in Firenze per i grandi artisti contemporanei. Le sue opere pittoriche principali, ancora oggi oggetto di ammirazione per la grande spiritualità in esse contenuta, sono visibili in Firenze, Livorno, Siena, Messina, Atene e Sant’Arsenio. Nell’ultimo decennio della sua esistenza, l’affetto mai sopito per il suo paese natio lo spinse ad organizzare delle mostre di pittura all’aperto, coinvolgendo molti giovani artisti, allo scopo di diffondere, anche nella sua terra d’origine, la passione per l’arte. La sua importante raccolta di opere dei più famosi pittori italiani del ‘900 è conservata nel Convento di San Marco in Firenze. 



Lucy e lo zio Angelico a Sant'Arsenio



 Alcuni dipinti di padre Angelico Spinillo

Paesaggi toscani

Madonne

Ritratto di Lucy

Si sono interessati a lui:
BACCIO M. BACCI:
La pittura è una occupazione che si fa, ormai, rarissimamente con i pennelli, così lo stacco, l'abisso che c'è fra il modo di oggi e quello di qualche lustro fa, è incolmabile. Tutti ci dobbiamo persuadere che addietro non si torna, come addietro non si è mai tornati.
Già più di mezzo secolo fa, il profeta dell'arte attuale, un sensibile e fantastico poeta, Apollinare, scriveva che si può fare della pittura con un colletto inamidato, attaccandolo alla tela o alla tavola. A rigor di termini anche questa sarebbe preistoria; ma …
Il fatto è che chi dipinge oggi coi pennelli appartiene ai “matusa”, anzi ai “pompieri-matusa”. Consci di appartenere alla notte dei tempi, mi è grato dare la mano al P. Angelico Spinillo e presentarlo, benché non abbia bisogno di presentazione.
Questi quadri che egli espone, dicono la sua intuizione di poeta del nostro mondo toscano, vista da uno che, nato sotto cieli più intensi e terre più aspre e severe, è divenuto ormai uno dei nostri.
Il pubblico che si occupa delle cose dell'arte conosce da un pezzo e segue, la produzione di questo Frate pittore seriamente impegnato nel suo lavoro e che ha trovato in questi anni di esperienza, sempre più efficace, il suo modo.
Io credo che alla produzione di un artista giovi il raccoglimento e la solitudine, naturalmente non una solitudine ovattata di ignoranza di ciò che accade nel campo nostro dell'arte, ma per realizzare è necessario concentrarsi.
Padre Spinillo sta in San Marco a Firenze, si direbbe un ambiente annichilante per chi voglia dipingere, ma chi si è potuto raccogliere e lavorare tra quelle mura, sa che c'è, riflessa da quelle pareti bianche e quella pietra serena, una atmosfera di incantata umiltà che non opprime, anzi rasserena.
Nel riflesso di quell'atmosfera luminosa sono nati così questi quadri, che dicono come sente questo nostro mondo toscano.
La familiare visione dei mansueti orizzonti, delle mura casalinghe, dei campi, dei filari di viti, degli alti cipressi, torna come tematica consueta nei suoi quadri, ma sempre sentita e come rinnovata per un approfondimento ed una scoperta che P. Spinillo fa, piuttosto che per una ricognizione sul vero, per un approfondimento che nasce dall'anima ed eccita la fantasia.
Dolce Toscana, chiusa e nitida, terra del Fattori e del Sereni, del Soffici, per citare soltanto gli ultimi suoi poeti, anche P. Spinillo ha trovato un suo modo, sincero, per cantarla.
Accanto a questa produzione, bisogna osservare l'efficacia di questi studi, che sufficienti per se stessi, sono anche la testimonianza di una aspirazione generosa e di un arduo assunto e la prova con cui il nostro pittore intende tener fede a quella verità che lo ispira, lo modera e lo guida.

PIERO BARGELLINI:
Non si vive tra le mura del convento fiorentino di san Marco senza essere tentati dalla pittura. Tentati in senso buono, cioè nel sentimento del beato Angelico …
Padre Spinillo ha voluto riprendere il nome del suo confratello pittore per seguirne l'esempio, con una pittura onesta e pulita, scevra di lenocini stilistici e d'allettamenti sensuali.
E' partito dalla natura con un senso realistico quasi spietato.
Ricordo i suoi primi quadri fortemente chiaroscurati e quasi aridi, e la sua prima iconografia maschia e solenne.
Ora si è sciolto senza però sfarsi, e la sua pittura ha acquisito di dolcezza senza perdere di forza. Frate del convento fiorentino di san Marco, erede in qualche modo del beato Angelico, Padre Spinillo però non ha mai dipinto alla beato Angelico, cioè non è stato un imitatore neppure nei temi religiosi. Da buon domenicano, non ha voluto cominciare dalla “grazia” (che in questo caso sarebbe stata “maniera”), ma dalla natura sulla quale la grazia fiorisce come rosa sul pruno.
E' avvenuto così, che dal duro boccio giovanile, l'arte del Padre Spinillo si è aperta con i petali della primavera spirituale, spirante in ogni stagione del chiostro fiorentino di san Marco.

GIORGIO LA PIRA:
Certo è questo: le pitture di P. Spinillo portano e trasmettono tutte un messaggio, vorrei dire "claustrale", un messaggio di elevazione interiore. Le campagne solitarie, le case e gli alberi stessi e gli stessi cipressi solitari - mistero d'una verticale - sono tutti con la loro "dialettica dei valori cromatici fondamentali", il bianco e il nero, portatori e trasmettitori di un messaggio che investe l'anima di chi li osserva.
Sono davvero - tutte queste case, queste campagne, questi alberi - scala interiore che fa salire verso una cima di grande silenzio dove l'anima trova in Dio il suo raccoglimento e la sua pace.
Anche le figure, specie quelle di piccolo formato, che raccontano i misteri fondamentali di Cristo, della Vergine, non si sottraggono a questo messaggio.
Ecco in che senso la pittura di P. Spinillo è portatrice di un messaggio: essa è fiorita nei chiostri di San Marco, sotto la luce di uno dei più grandi pittori - contemplatori del cielo -: Beato Angelico.
Bisogna oggi ridirlo: la pittura altra finalità ultima non ha: trascrivere, interpretando la realtà che la circonda per esprimere il messaggio di Dio.
Dante a ragione diceva: "Sì che vostr'arte a Dio quasi è nepote", perché la natura rispecchia "il modello" di Dio e l'arte a sua volta è specchio di questo "modellato".
Queste "trascrizioni" hanno compiuto i più grandi pittori.
A questo "tipo contemplativo" appartiene la pittura di P. Spinillo: soggetti semplici, vivi, dipinti con rapidità di tratti che contribuiscono a renderci più sereni. Il suo discorso è sincero ed attuale e quindi valido.
Nella civiltà nuova del mondo "scientifica e tecnica” l'arte di tipo contemplativo è destinata, in tutto il mondo, ad una grande rifioritura.

G. MADIONI:
Trovarsi di fronte ai personaggi di Padre Spinillo è un po' come respirare a pieni polmoni l'aria di casa nostra, quella buon'aria di campagna mossa da un leggero vento di estate, pregna di odori di bosco, di grano appena segato, di fieno, di stalla, che a un certo punto ristagna e lascia il posto a quel caldo e silenzio propri delle assolate aie dei cascinali toscani, che trovano refrigerio nella vegetazione di cui sono circondate.
C'è nella pittura di Padre Spinillo una contemplazione mistica della natura che ci circonda, una contemplazione che non riguarda in particolare la vita dell'uomo, ma che riesce a carpire il segreto e lento “movimento” della natura. E' un mondo vivo, pulito, sereno, senza grossi problemi, un mondo che sembra offrire tutto a tutti con la stessa generosità del suo Creatore e di fronte a questo mondo non si può che provare un senso di riposo, soddisfazione, gioia di vivere. Una pittura, quella dell'artista domenicano, essenziale, fatta di pochi e semplici ma decisi tratti, senza alcuna ricerca cerebrale, con colori che pur rivelando una interpretazione personale delle cose vedute e sentite, riescono tuttavia ad essere fedeli alla realtà.
Vogliamo dire che in qualche cosa la paesaggistica di questo valente artista pecca di ingenuità?  Un'analisi più approfondita delle opere di padre Spinillo potrebbe anche suscitare tale ipotesi. Ma poi ci accorgiamo che più di ingenuità si deve parlare di sincerità, una sincerità grandissima, che appunto perché non scalfita né influenzata minimamente da problemi di carattere intellettuale, permette al colore di fluire nelle tele di “getto” senza ripensamenti, dando vita alle cose vedute in tutta la loro semplicità.
Abbiamo pure veduto un Padre Spinillo moderno all'eccesso, con alcune composizioni di pittura astratta che hanno più un sapore polemico che altro ma che dimostrano come l'artista riesca a fare cose egregie anche quando il ragionamento, l'introspezione, lo studio analitico si sostituisce agli slanci sinceri.
Noi preferiamo Padre Spinillo figurativo anche perché riteniamo questo genere di pittura quello che in fondo riscuote ancor oggi i consensi della maggioranza degli appassionati d'arte e che la stessa critica è tornata ad apprezzare dopo un periodo opaco dominato da uno spiccato “modismo” e cattivo gusto.
Dimenticavamo di parlare delle “figure” di Padre Spinillo, e proprio in questo campo il domenicano riesce ad esprimere forse il meglio di sé. Le sue figure sono semplici, non particolareggiate, ma tutte riescono a darci evidente l'impressione di una vita che palpita, di un qualcosa di umano anche quando i soggetti presentati sono dei Santi.
C'è forse in Padre Spinillo la volontà di voler rendere più leggero l'uomo dal peso del suo corpo, libero dalle passioni, ma non sempre si riesce forse proprio perché la sua è una pittura viva, sentita con cuore umano; ma questo costituisce anche il maggior pregio di questa figurativa che altrimenti potrebbe essere un ricalco freddo e statico di opere già esistenti.
Concludendo un artista di indubbio valore che dovrebbe convincere come e quanto la pittura può contribuire a renderci più sereni, in pace con noi e con il mondo che ci circonda.

PRIMO PASSINI:
Dalla pittura di P. Angelico Spinillo sembra ormai sia stato detto tutto ed eloquentemente: sono numerosi i critici che hanno scritto sulla sua arte. P. Spinillo è pittore vero; le sue opere scavano nel sentimento ed esaltano la fantasia. I suoi dipinti sembrano emergere dal più profondo della coscienza di ognuno di noi per librarsi negli altri tersi cieli della poesia.
Salernitano che vive a Firenze nel Convento di San Marco, Spinillo ha ben assimilato l’esempio e l’opera del suo grande confratello: il Beato Angelico.
E nel silenzio del chiostro cerca l'ispirazione che lo impegna. Così dal suo pennello traggono vita quelle deliziose Madonne, quei Cristi forti e possenti, quelle sacre rappresentazioni soffuse di misticismo e traboccanti di quell'intenso soave sentimento che le rende dispensatrici di spiritualità. Poi ci sono i “pesaggi”: uno dei temi preferiti da P. Spinillo.
I “paesaggi” toscani, o meglio delle colline che circondano Firenze: sono colori intensi, profondi, luminosi anche là dove il pennello si fa cupo. Il segno non scompare mai, anzi alle volte si fa tagliente, acuto come lama d'acciaio che affonda nella tela mentre l'opera s'irradia di luci nel suo continuo farsi colore, nuovo, diverso, sicuro nelle note più calde e pastose: sicuro come il paesaggio che si ricostruisce in una sua realtà mai fantastica e arbitraria. Si avverte insomma un'aura cromatica, stemperata in nitidezza ed in fissità limpidissime che urgono ad una sempre maggiore semplificazione pur nei contrasti del colore. L'atmosfera, la luce sono infuse di toni essenzialmente statici, quasi di orizzonti e terre lontani che hanno il potere di allargare in limpidi toni e chiaro il linguaggio, il respiro e l'atmosfera del quadro.
Una pittura quindi che ha trovato modi e toni propriamente suoi; è un “paesaggio” quindi di proprietà di P. Spinillo, e di nessun altro, trattato con un'abilità di animo e di mestiere che non si esibisce mai e che pertanto non si dissocia né si distingue dalla sensibilità coloristica e dall'intima poesia della visione.

FRANCO ZEFFIRELLI (Autobiografia p. 39):
Sono cresciuto come cattolico: vivevo la religione come una cosa pressoché scontata, e servivo perfino Messa a San Marco. I miei amici e io ci annoiavamo mortalmente alle marce, durante i discorsi senza fine degli istruttori fascisti; discorsi di cui capivamo ben poco, perché ben poco c'era da capire. Preferivamo il circolo cattolico organizzato dai frati nel convento di San Marco, con gli antichi chiostri dove finivamo per giocare a pallone e a pingpong, uno sport che amo ancora adesso. La nostra attività preferita erano le gite in bicicletta, il fine settimana; i frati sollevavano la tonaca e pedalavano insieme a noi verso le colline lungo la Valle dell'Arno. D'estate facevamo gite di diversi giorni, arrivando fino a Siena e Arezzo, dormendo nei conventi domenicani. Al confronto, i fascisti ci sembravano dei grigi e antipatici rompiscatole.
Il circolo cattolico ci offriva poi un'altra grande attrazione: un piccolo gruppo teatrale, naturalmente soltanto maschile, che rappresentava nelle varie sale parrocchiali spettacoli a tema storico o biblico. E' probabile che siano stati proprio questi primi vagiti a suggerire, più tardi, le mie scelte.
L'ordine domenicano ha sempre avuto una nobile tradizione di arte e cultura, e la maggior parte dei frati erano uomini estremamente colti. C'erano degli artisti tra loro e uno in particolare, padre Spinillo, aveva l'incarico di sovrintendere alla nostra associazione giovanile. Era un pittore piuttosto esperto e aveva trasformato una soffitta del convento in uno studio dove andavamo frequentemente per imparare a dipingere.


Qualche giudizio

 "In questo tipo di sculture mi sembra che la materia si faccia plasmare ubbidiente sapendo che verrà prestata a mostrare l'essenza dell'umanità!". Rino Mele

"Le Ceramiche di Luciana Spinillo sono gioco di luci e ombre su sagome mosse, colorate da linee verdi, preziosi bianchi, bruni, turchesi. Poichè l'argilla si esalta e si sa esaltare, Luciana ricerca tecniche che possano rendere insieme al sapore della materia, il suo concetto creativo che spazia tra formale e informale fino all'astratto, sia nel modellato, che nella pittura dei suoi notevoli piatti. Soggetti dominanrti sono pensose figure femminili, natività, magnifici vasi materici e interessanti piastre a motivo astratto. Le tecniche vanno dal cotto alla maiolica, fino al Raku. Dalla passione di Luciana per quet'arte millenaria ci aspettiamo ancora tante e sempre più importanti opere". Erika Rossi

"L'arte di Luciana Spinillo, di natura tutta mediterranea, spinge il suo sguardo dalla nativa costiera cilentana sino a quella amalfitana, confluendo nella tradizione vasaia vietrese. Tuttavia il suo spirito creativo, sempre alla ricerca di nuove emozioni, l'ha condotta a plasmare la materia senza logiche precostituite, superando qualsiasi limite geografico o culturale al fine di miscelare la propria ispirazione personale in un insieme di antico e moderno. La sua ceramica si esprime in primo luogo attraverso la produzione di pannelli - per lo più astratti, dai colori ora tenui, ora vivaci, nella cui contemplazione spirito e mente trovano finalmente ristoro - per sfociare poi nella forma scultorea. Le sue creazioni, nei colori base del blu, giallo, rosso, manganese e ramina, sembrano ripiegare su se stesse o vivacizzarsi nel gesto, chiudendosi e sviluppandosi in movimenti e sinuosità fortemente simboliche. In definitiva l'opera di Luciana Spinillo - da cui traspare l'amore per la manualità e per l'utilizzo del materiale terroso e argilloso, in una sintesi di modernità e di recupero di antiche tradizioni - appare solare e luminosa, colma di fantasie festose dalle quali non esula un tocco di eccentricità e di passione". Giovanna Concilio

"Le opere di Luciana Spinillo forniscono lo spunto per rivisitare percorsi creativi di grande attrattività. I segni del tempo tipici della ceramica vietrese rinascono in nuove forme, l'arte antica della costa cilentana si contamina con le frontiere più avanzate della sperimentazione. Colori tenui e vivaci, affastellati in pannelli ricchi di solarità improvvisa, si sviluppano in movimenti plastici, con una forte valenza simbolica. Il ricorso al materiale argilloso esalta l'aspetto gioioso delle composizioni che assumono le sembianze di fantasie festose, arricchite da una vena autentica e mediterranea passionalità. La Provincia di Salerno, nell'assecondare e nell'accompagnare la crescita e la promozione di tali progettualità artistiche, è attenta a recepire le istanze provenienti dal territorio. La valorizzazione dei talenti e delle risorse culturali si trasforma, così, in un'ulteriore occasione di crescita e di rinascita collettiva". Alfonso Andria Presidente Provincia Salerno

"Attraverso il lavoro effettuato in questi anni dall'Associazione culturale Cilento domani arte e cultura mediterranea, abbiamo conosciuto tanti artisti ospitati a Torchiara, ma la ricca ed armoniosa composizione delle figure mediterranee realizzate da Luciana Spinillo ci coinvolge; in esse la solarità del nostro mare, il forte colore delle nostre argille ci trasmette segnali passionali, ci trascina con le sue creazioni attraverso forti emozioni in un mondo ignoto, curiosi di avvertirne l'essenza. Siamo grati all'artista che ha voluto donarci questa occasione di conoscenza e all'Associazione che, come in altre occasioni, ha saputo individuare e promuovere un incontro culturale nel Cilento di elevato valore, e Torchiera lo ospita con riconscenza". Avv. Francesco Alfieri Sindaco

"La ceramica, una delle espressioni più antiche del mondo, ha dovuto fare i conti sempre con le esigenze quotidiane, legata indissolubilmente al destino dell'uomo, e ci sono voluti molti secoli affinchè l'oggetto dalla sua funzione di mero utensile si proiettasse verso valori estetici. Sicuramente un grande contributo per esaltare la conoscenza di una materia così coinvolgente, gli è stato fornito in questo secolo dagli scavi compiuti in tutto il mondo, al fine di studiare gli usi, i costumi e la cultura delle civiltà passate. Qui non si vuole tracciare la storia del nostro passato, bensì capire cosa spinge alcuni artisti verso delle creazioni maggiormente innovative sia nelle figure che nei colori, attraverso più tecniche espressive. Luciana Spinillo appartiene a una corrente espressiva che si è liberata totalmente dei confini della materia; per lei ogni opera nasce dal puro peniero, riesce così a coniare una sintesi tra pittura e scultura da cui nasce "l'opera ceramica"; allora non possiamo parlare più di figurativo o astratto, dato che si integrano tra loro con una continuità potremmo dire naturale, come se fosse sempre stato così, esaltandosi a vicenda ci fanno sentire estranei al mondo delle essenze dove forse ogni tanto dovremmo rivolgere il nostro sguardo, il nostro pensiero troppo impegnato in corse verso mete prive di cibo per gli Dei, e per un momento soffermarci e riflettere un oggetto che un tempo conteneva il cibo della nostra vita. E queste opere della Spinillo là dove non sono esaltazioni di tale soria, diventano rappresentazioni in scultura o bassorilievi di un mondo interiore dove anche il tempo sembra fermarsi e riflettere per poi adagiarvisi e lasciarvi quel tocco dell'attimo che rendono alla materia una forte vitalità". Cilento domani arte e cultura mediterranea.

"Lungo le vie del fuoco vive ed opera Luciana Spinillo. La sua creatività si origina dall'alacre e faticosa manualità ceramica che per un lungo periodo degli anni novanta ha praticato nella terra madre dell'argilla che è Rufoli di Ogliara, ove la guida illuminata del maestro tedesco Hornst Simonis l'ha instradata nella sperimentazione degli smalti.  Spesso ha esposto i suoi manufatti presso il Museo Città Creativa, centro di sperimentazione ceramico attivo dal 1997. Ella non ha chiuso la sua arte in una torre solipsistica, anzi ha sempre cercato gli scambi, donando la sua perizia ad altri. Ed è per questo che ha adibito da anni a laboratorio didattico un bianco locale nel rione delle Fornelle. Sculture tridimensionali modellate e smaltate, dalle forme e dalla gamma cromatica innovative ed avanguardistiche, affiorano dalle sue mani abilissime. Lastre e pannelli in argilla, incisi e intgliati, liberano immagini sia figurative che geometriche; vasi, orci, piastrelle, elementi di arredo nascono nella sua fucina inseguendo tecniche proprie, sia dell'occidente, come l'arcaico ingobbo, sia dell'Oriente, come il raku che dagli anni cinquanta si è diffuso in Italia conquistando artisti e fruitori grazie ai suggestivi effetti metallici." Gabriella Taddeo

Nota biografica

Nata a Sant'Arsenio, Luciana Spinillo, in arte Lucy, vive e lavora a Salerno. Giovinetta, fu educata all'arte da uno zio frate Domenicano, padre Angelico Spinillo, che visse vita monastica e artistica nel convento di San Marco a Firenze, attingendo stima e notorietà per le numerose opere affrescate in chiese italiane e straniere. Di quello zio artista la giovane Luciana fu apprendista tenace, curiosa dei segreti dell'arte del disegno, dei volumi e dell'accostamento cromatico. In seguito ha perfezionato la tecnica scultorea presso la scuola "Pietro Elia Maddalena" di Firenze, sotto la guida del Maestro inglese Mo Jup e di Anne Shingleton. Ha perfezionato lo studio e la tecnica applicativa di smalti particolari sotto la guida del maestro Ing Horst Simonis. Sono venute poi le prime prove di ceramica sotto la guida della Maestra Erika Rossi e lo studio della tecnica Raku alla scuola di Faenza, con il maestro Emidio Galassi. Da allora ha partecipato a numerose mostre (tra l'altro, al City Hilton di Monaco di Baviera, al Nur Touristic di Francoforte, al World Travel Market di Londra) esibendo  una forte capacità di lavoro e adattamento alle più svariate forme espressive e produttive. Ha preso parte alle tappe del Premio nazionale del Comune di Vietri sul Mare "Viaggio attraverso la ceramica"; alla biennale della Ceramica di Rufoli Mostra "Terracotta Rosa" Museo Città Creativa del Comune di Salerno; a "I luoghi della ceramica" e a "Figure mediterranee" a Torchiara nel Cilento, alla manifestazione "Diversi Racconti" presso Villa Guariglia a Raito. E' stata presente al Centro Studi "Lionello Venturi" di Salerno, con esposizione di presepi in ceramica, e con sculture alla Galleria "Il Faro" di Agropoli e a quella "Capri Sauro" di Sorrento. Opere sue sono state selezionate per la brochure della borsa turistica russa e giapponese per la promozione del territorio salernitano, in quanto giudicate di esso altamente rappresentative. Un suo pannello d'ispirazione paesistica tipica, "Costiera", che le è valso un secondo premio per la sezione scultura alla mostra del circolo culturale "Il Duomo", è stato donato all'EPT di Salerno. Un pannello in ceramica policromo "Paesaggio mediterraneo" ha rappresentato il simbolo della Regione Campania alla Fiera Turistica CBR di Monaco di Baviera e alla Fiera turistica FITUR a Madrid. Ha partecipato al Simposio Internazionale di Ceramica svoltosi a Gallipoli (LE) ed alla Mostra internazionale d'arte contemporanea itinerante "Omaggio a Totò a cinquant'anni dalla sua morte" presso il Museo Città Creativa di Salerno dal 5 marzo al 5 aprile 2016. Da ultimo ha esposto alla settima edizione di Vinarte tenutasi presso il complesso monumentale di Santa Sofia a Salerno dal 30 aprile al 7 maggio 2016.



Apprendimento di nuove tecniche di lavorazione

Disegni


I Vasi